INTERVISTE RIBELLI: Alessandro Zanotelli

25 Oct 2020 - XR Italia
XR Magazine Letture Ribelli Società



Con le Interviste Ribelli, vogliamo ascoltare la voce di personaggi di spicco del panorama italiano, intervistando scienziati, personaggi pubblici, attivisti, giornalisti, personaggi del mondo dell’arte e della cultura, persone che nutrono preoccupazione per la crisi in corso e che vogliono aggiungere la loro voce al coro di attivisti e attiviste che rivendicano un mondo vivibile e una maggiore giustizia climatica. Perché non importa chi sei, la crisi climatica ed ecologica riguarda davvero tutti e tutte e richiede uno sforzo trasformativo da ognuno di noi se vogliamo evitare la catastrofe. Oggi leggiamo le parole di Alex Zanotelli, padre missionario comboniano che ha vissuto a stretto contatto con la povertà in Kenya e ha sempre sostenuto movimenti per la pace e la giustizia sociale. Senza ulteriore esitazione, andiamo alle domande!

Alex Zanotelli

Domanda: Crisi sanitaria, crisi climatica ed ecologica, crisi migratorie, crisi sociale e crisi economica. Qual è la tua visione sul legame tra le diverse crisi planetarie e sulla possibile intersezionalità delle varie battaglie?

Zanotelli: E’ una risposta molto complessa dato che viviamo in tempi complessi. Provo a dare una risposta secondo la mia visione, plasmata dall’esperienza vissuta in Africa a contatto con i poveri. La mia lettura parte da qui e dal presupposto ideologico di un altro mondo possibile, più bello e giusto. Penso che tutte queste crisi siano interconnesse perché viviamo all’interno di un sistema economico finanziario, direi dittatura finanziaria, che sta pesando enormemente sui poveri del mondo permettendo al 10 % delle persone più ricche di consumare il 90% delle risorse lasciando alla restante parte solo le briciole. Se per caso lo stile di vita che teniamo nelle nazioni più ricche diventasse quello di tutta l’Africa, il Pianeta diventerebbe invivibile. Secondo aspetto: ogni giorno a livello mondiale spendiamo 4 miliardi di dollari in armi, per difenderci dai poveri ed accaparrarci le ricchezze attraverso guerre che porteranno a migrazioni. Purtroppo non è un discorso di emergenza quanto in realtà strutturale, sistemico. Tutto è connesso dice Papa Francesco. In questi giorni sto seguendo ciò che sta succedendo in Sahel tra crisi climatica con l’avanzare del deserto, problemi sociali legati a Boko Haram ecc. e mi viene da pensare che o si cambia sistema, o siamo destinati all’autodistruzione.

Domanda: Tu hai vissuto per tanti anni a Korogocho, una delle baraccopoli del terzo mondo, a Nairobi in Kenya, luogo di estrema povertà e miseria. L’ONU ha parlato di “apartheid climatica” dove le popolazioni più povere contribuiscono solo per il 10% del totale delle emissioni e al contempo subiscono il peso della crisi in misura maggiore rispetto al resto del mondo. Ci puoi raccontare di quella esperienza e dei problemi che affrontano le persone a Korogocho?

Zanotelli: è stata una mia scelta quella di andare a vivere là e sono stato osteggiato da tutti. Però sentivo il bisogno di sentire sulla mia pelle tutte queste sensazioni, sentivo la necessità di venire “battezzato” dai poveri e sono a loro grato perché mi hanno dato quello che cercavo. La prima cosa che salta all’occhio sono i 25kg in più che abbiamo noi occidentali e la seconda è che vai fuori di testa. Quando tornavo a casa la sera dopo aver ascoltato tragedie e visto cose inenarrabili l’unica cosa che volevo fare era di sbattere la testa contro i muri della baracca dicendo che è tutto assurdo. Grazie a questa esperienza ho veramente compreso quale sia la vera identità di questo mondo e di questo sistema. Vorrei raccontare un fatto. Di fianco a Korogocho c’è la grande discarica di Nairobi dove le persone riciclano tutto e vivono di quello. Un giorno stavo camminando vicino alle baracche e ad un certo punto un gigante mi blocca la strada dicendo “mozonko (dispregiativo di bianco), sei il primo bianco che osa venire qui a vivere, congratulazioni. Siamo forse noi bestie feroci non degne della tua attenzione?” (era un uomo della discarica). Risposi che sarei andato il giorno dopo a trovare la comunità della discarica e il giorno dopo mi presentai, nonostante tutte le persone di Korogocho avessero tentato di dissuadermi. La collina della discarica bruciava e puzzava di rifiuti. Timoroso in mezzo alle persone che mi avevano circondato vedo l’uomo del giorno prima che mi dice: “Bravo, non pensavo che i bianchi mantenessero le promesse”. Mi spiegò il sistema “mafioso” della discarica e di come funziona il traffico di rifiuti al suo interno, dei tentativi di creazione di una cooperativa. E qui l’apartheid climatica entra in gioco appieno con i poveri che subiscono la devastazione degli ecosistemi più di chiunque altro.

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Domanda: Extinction Rebellion sarà in strada, a Roma dal 5 all’11 ottobre, per una mobilitazione collettiva attraverso azioni di disobbedienza civile nonviolenta. Quali consigli vorresti dare al movimento, anche per incoraggiare le attiviste e gli attivisti?

Zanotelli: Sono sempre stato ben impressionato dalla forte spiritualità degli attivisti di XR. Fondamentale è l’approfondimento di questo aspetto per combattere contro un sistema molto forte. Inoltre la scelta della non violenza è cruciale, con la violenza non si ottiene nulla. Io anni fa ho appoggiato le lotte armate dei gruppi africani contro il colonialismo delle potenze occidentali. Se avessimo speso più tempo ad approfondire la non violenza saremmo riusciti a vincere più battaglie. Come ultimo aspetto è molto importante l’analisi del sistema e avere obiettivi piccoli all’inizio per riuscire ad ottenere alcune vittorie e costruire il sistema sempre più solido.