L'Unione Europea: detti e contraddetti
12 Sep 2021 - Gruppo Studio PreCop XR Milano
XR Magazine
Unione Europea e Paesi vulnerabili, detti e contraddetti? La recentissima approvazione della legge europea sul clima votata da Europarlamento e Consiglio, rispettivamente il 24 e il 28 giugno 2021, può essere l’occasione per una riflessione di contesto e di prospettiva: neutralità climatica al 2050 e riduzione dei gas climalteranti del 55% nel 2030 rispetto ai livelli del 1990, con una eventuale obiettivo climatico intermedio al 2040 ha per fondamento le tecniche di assorbimento, comunque fermi restando gli obiettivi di Tokyo 2016. La nuova normativa prevede l’istituzione di un Comitato Scientifico Consultivo europeo sul cambiamento climatico.
Proviamo a condensare il pensiero dell’UE al mutamento climatico con particolare riguardo ai Paesi considerati vulnerabili così come formulato prima della nuova normativa.
Vediamo le principali affermazioni dell’UE sul cambiamento climatico:
- La crisi climatica crea frequenza e intensità’ delle calamità: i paesi vulnerabili sono più esposti perché non hanno i mezzi per combattere le catastrofi né i mezzi di adattamento; secondo oxfam, il 1% più ricco del mondo e’ responsabile del doppio delle emissioni della metà più povera, e il 10% più ricco emette il 52% delle emissioni globali.
- La crisi climatica causa conflitti, i disastri causano perdite ingenti, casa, lavoro, affetti; le foreste servono per lo stoccaggio del carbonio. Bisogna proteggere gli indigeni perché sono loro a proteggere le foreste. Come? Vietando monoculture, vietando dighe, aiutando la biodiversità, coniugando la conoscenza scientifica e la conoscenza locale, lasciando ai popoli potere decisionale e diritti.
- Con la crisi climatica e’ diminuita del 20% la pesca (che fa parte della sussistenza dei popoli); ci vuole il riconoscimento dei diritti per far fronte ai danni; i debiti riducono le capacità’ di contrastare la crisi climatica e quindi bisogna prevenire il sovraindebitamento e riorganizzare il debito, o con la sospensione, o con la riduzione o con la cancellazione.
Bisogna diffondere ed insegnare metodi agricoli e di pesca adatti ai cambiamenti. Bisogna puntare al reinserimento lavorativo di chi ha perso il lavoro a causa della crisi; dobbiamo creare una protezione internazionale per i rifugiati climatici (non esiste da nessuna parte tranne in alcune regioni di africa, sud america, italia, finlandia, svezia).
Siccome i migranti climatici aumenteranno sempre più, l’ue vuole accordi internazionali per anticipare e gestire migrazione, concedere asilo, percorsi di migrazione sicuri e legali, corridoi umanitari. Ci vuole accesso delle donne a servizi, terra, studi, formazione professionale, salute sessuale e processi decisionali (aiuterebbe adattamento a crisi).
- Esorta gli stati a creare ambizioni climatiche e ad aiutare chi non le ha ancora scritte; l’UE si ritiene responsabile dell’adattamento globale e della diffusione su larga scala delle rinnovabili. I paesi in via di sviluppo, con crisi climatica e i morti climatici, rallentano il loro processo di sviluppo.
- Il Parlamento Europeo afferma la necessità di un nuovo piano di investimenti per la mitigazione, il ripristino della biodiversità, l’assistenza tecnica e la condivisione delle migliori pratiche (capacità di pianificazione, capacità di risposta umana e materiale che sia decentrata e comunitaria da fornire da parte dell’UE ai Paesi vulnerabili, adozione di sistemi di allarme rapido pre catastrofi, riduzione del rischio preparazione, resilienza).
Il Parlamento Europeo prosegue dicendo che:
- E’ il fondo verde per il clima che catalizza i flussi di denaro pubblici e privati verso uno sviluppo a basse emissioni e semplifica le procedure per accedere ai finanziamenti.
- Il mercato del carbonio deve impedire danni ai paesi in via di sviluppo.
- L’UE deve tagliare le emissioni, creare ambizioni interne ed estere ed adattamento.
- Bisogna cooperare con chi deforesta per tutelare e conservare le foreste.
- Occorrono un’economia circolare ed un’efficace gestione dei rifiuti. Non si devono esportare nei paesi in via di sviluppo plastica e rifiuti pericolosi, vanno smaltiti nella propria nazione.
- Va diminuita la domanda di legno siccome supera l’offerta in UE causando deforestazione dei paesi vulnerabili.
- Va vietata l’importazione di legno di provenienza illegale che non rispetta criteri ambientali e sociali.
- Va data priorità a investimenti sostenibili e non vanno finanziate attività con elevati inquinanti.
- Deve esserci un divieto mondiale di produzione di plastica monouso.
- Bisogna incrementare il numero di donne in campo scientifico e tecnologico, nelle imprese, nel mondo accademico, nella politica nazionale, regionale e locale perché la giustizia sociale influisce sulla giustizia ambientale.
- Bisogna dare protezione agli attivisti ambientali contro persecuzioni ed omicidi.
- Bisogna mettere fine all’accaparramento dei suoli da parte di terzi per aumentare la sostenibilità agricola.
- Bisogna aumentare l’accesso all’istruzione e al lavoro e ridurre la povertà per tutti, così che si scelga di affrontare la crisi anziché di abbandonare la propria terra, avendo ora gli strumenti.
- L’approvazione della legge europea sul clima potrà essere un atto di vera discontinuità col passato nel quale propositi ed ideali, benchè altissimi, non hanno avuto che un seguito marginale?
- La riduzione dei gas clima alteranti e l’apertura ai sistemi di cattura e stoccaggio (riteniamo questi ultimi puramente illusori ed ingannevoli) come anche il cronoprogramma del massimo dispiegamento degli effetti dei provvedimenti al 2050 pare non considerare l’oggettivo aggravamento della situazione climatica globale manifestatosi, tra l’altro, nelle scorse settimane.
Non vorremmo dover constatare, ancora una volta, di trovarci nel dominio dell’ affabulazione un po’ come il ritornello della famosa canzone: “parole, parole, parole, parole, parole, soltanto parole, parole tra noi.”