COS'È EXTINCTION REBELLION

Extinction Rebellion è un movimento internazionale che usa le azioni dirette nonviolente e la disobbedienza civile di massa per forzare i governi a invertire la rotta che ci sta portando verso il disastro climatico e ecologico. Crediamo nella pace, nella scienza, nell’altruismo, nella necessità di una trasformazione sistemica. Nutriamo profondo rispetto per l’ecosistema nel quale viviamo e per questo impegniamo le nostre vite a diffondere un nuovo messaggio di riconciliazione, discostandoci dal separatismo e dalla competizione, sulle quali la società moderna si basa. Siamo i narratori di una storia più bella che appartiene a tutti e tutte noi

Perché esiste Extinction Rebellion

Richiamandoci ai nostri valori e guardando alla verità indicata da prove scientifiche schiaccianti, dichiariamo che è nostro dovere agire in nome della vita, della sicurezza e del benessere dei nostri figli, amici, compagni, delle comunità e del futuro stesso dell’ecosistema nel quale viviamo.

Secondo coscienza e ragione, dichiariamo di ribellarci nonviolentemente al nostro Governo ed alle Istituzioni corrotte ed inette che minacciano il futuro di tutti noi. La deliberata complicità del nostro Governo ha incrinato le basi della democrazia, relegando ai margini l’interesse comune a favore di un guadagno a breve termine e del profitto privato. Chiediamo di essere ascoltati ed ascoltarci, di trovare soluzioni ragionate alla crisi ecologica e climatica e di istituire delle assemblee nazionali cittadine dove decidere assieme, attraverso una democrazia diretta e partecipativa, le misure necessarie da attuare per far fronte all’emergenza.

Ci rifiutiamo di lasciare in eredità alle generazioni future un pianeta morente.

Vogliamo essere una alternativa all’inazione, all’egoismo ed alla mancanza di empatia che ci ha portati alla situazione attuale. Quando il Governo e la Legge non forniscono garanzia alcuna di una protezione adeguata e non sono in grado di assicurare il benessere del popolo ed il futuro della nazione, diventa un diritto dei cittadini pretendere e prendere parte alla riparazione affinché siano adottate le soluzioni necessarie per evitare la catastrofe.

Tre richieste

1. DIRE LA VERITÀ

Che i governi comunichino apertamente la gravità della situazione ecologica, dichiarando l’emergenza climatica e ecologica, e cambiando tutte le leggi e decisioni politiche che non vanno nella direzione di una risoluzione di questa situazione. I governi devono comunicare in modo massiccio con tutti i media per informare il pubblico, promuovere la consapevolezza ambientale e le azioni ad essa associate da parte di individui, comunità e imprese.

2. AGIRE ORA

Le buone intenzioni, gli accordi non vincolanti e le “roadmap” non cambieranno la situazione. XR intende forzare tutti i governi in tutte le nazioni, a raggiungere lo zero netto di emissioni di gas a effetto serra entro il 2025. Inoltre, si deve arrestare la distruzione degli ecosistemi oceanici e terrestri e la perdita di biodiversità.

3. DECIDERE INSIEME

Chiediamo la creazione di un’assemblea dei cittadini che sia adatta a questo nuovo cambiamento di regime. Si tratta di rivoluzionare l’approccio alla gestione della vita collettiva che superi le mancanze e i fallimenti della democrazia rappresentativa. Mancando il tempo di sostituire direttamente i governi e parlamenti del sistema attuale, si propone l’affiancamento. I membri dell’assemblea cittadina saranno tirati a sorte tra tutti gli strati sociali e le origini etniche, culturali, di genere, etc. in tutta la popolazione, tra tutti quelli che vorranno partecipare. L’assemblea dovrà deliberare sulla base delle migliori evidenze scientifiche e stabilire insieme le strategie e i percorsi da attuare per trasformare la società in chiave di neutralità di emissioni e rispetto dei sistemi ecologici, in equità con tutti gli esseri viventi.”

La mattina del 31 Ottobre 2018, una folla di cittadini britannici si radunava in Parliament Square, a Londra, per rendere pubblica la Dichiarazione di Ribellione di fronte alla sede del governo inglese. Gli organizzatori si aspettavano qualche centinaio di persone: ne vennero 1500, per partecipare a quello che sarebbe diventata la prima azione di disobbedienza civile di Extinction Rebellion.

Nelle settimane successive, 6000 persone arrivarono a Londra da ogni parte d’Europa, Italia compresa, per partecipare alla prima Ribellione Internazionale. Abbiamo bloccato pacificamente cinque ponti sul Tamigi, paralizzando il centro della capitale. Abbiamo piantato alberi a Westminster e seppellito una bara nel mezzo di Parliament Square, ci siamo incollati ai cancelli di Buckingham Palace e abbiamo scritto una lettera alla Regina d’Inghilterra. Abbiamo cantato e danzato nelle strade di Londra.

Abbiamo marciato a Londra ancora una volta, in 10.000, ad Aprile 2019, e poi a Ottobre dello stesso anno. E questa volta Parigi, Amsterdam, Madrid, Delhi, New York, Buenos Aires e più di 60 città in tutto il mondo hanno marciato con noi: violenze, abusi di potere e oltre 1600 arresti non sono serviti a fermarci.

In Italia, nasciamo all’inizio del 2019, una decina scarsa di ribelli sparsi per tutta la penisola. Per mesi abbiamo organizzato presentazioni, volantinaggi, piccole azioni dimostrative per raggiungere quante più persone possibile e lanciare l’allarme sulla crisi climatica ed ecologica. Ora siamo centinaia, da Torino a Bologna, da Napoli a Milano.

Ogni giorno continuiamo a crescere, a formarci e a costruire legami. Costruiamo insieme i prossimi passi: ci si vede in strada

Riteniamo che oggi più che mai, vista l’emergenza nel quale ci troviamo, sia necessaria la disobbedienza civile nonviolenta affinché l’allarme lanciato dalla comunità scientifica possa essere ascoltato. Oltre a credere e praticare noi in primis la Nonviolenza nella nostra vita quotidiana, dopo approfonditi studi dei movimenti sociali storici è risultato il metodo più efficace per poter raggiungere gli obiettivi per cui si manifesta e per i quali noi scendiamo e scenderemo nelle strade.

Una singola persona non può occuparsi di tutto, il lavoro da svolgere è molto: dall’organizzazione di azioni alla raccolta e produzione di materiale (multimediale compreso), dalla formazione alla comunicazione, dai social network alle strade e piazze, dalla ricerca, produzione e divulgazione di materiale scientifico al ripensare al futuro praticando nel presente attraverso eventi e spazi dove poter socializzare, scambiare, regalare, condividere, pertanto siamo organizzati in gruppi di lavoro collegati tra loro ma indipendenti, in base alle competenze e passioni di ogni persona, poiché riteniamo che solo la sincera collaborazione e la fiducia nel prossimo possano portare a grandi risultati. Tramite le nostre azioni, vogliamo spingere sempre più persone a prendere parte al movimento ed a mettersi in gioco attivamente per essere parte integrante del cambiamento.

Proviamo rispetto per chiunque, anche coloro che non la pensano come noi: rispettiamo i funzionari in divisa, il Governo e le Istituzioni, nonostante l’inazione riguardo alla crisi ecologica e climatica. Ci discostiamo da ogni forma di odio e di violenza, sia verbale che fisica. Ci rivolgiamo alla coscienza di ciascuno per sollevarsi pacificamente insieme a noi.

  1. Abbiamo una visione condivisa del cambiamento
    Creare un mondo adatto alle generazioni future.

    È nostro dovere creare un mondo vivibile per le prossime sette generazioni e i nostri cuori ci dicono che un mondo diverso è possibile. La nostra visione del cambiamento è sufficientemente ampia da poter contenere una varietà di opinioni su come lavorare al meglio per quel cambiamento.

    La nostra visione

    Il nostro mondo è in crisi, la vita stessa è in pericolo, ma ogni crisi contiene una possibilità di trasformazione. In tutto il mondo, guidata dai giovani, la gente si sta risvegliando, si sta unendo.
    Aneliamo a un futuro in cui viva un nuovo mondo di amore, rispetto e rigenerazione, dove è stata ripristinata l’intricata rete della vita. È un futuro che tutti ci portiamo dentro – nell’amore feroce che portiamo per i nostri figli, nella nostra volontà di aiutare uno sconosciuto in difficoltà, nella nostra scelta di perdonare, anche quando il perdono ci costa fatica.
    E così ci ribelliamo per questo, invocando gioia, creatività e bellezza. Ci solleviamo in nome della verità e ritiriamo il nostro consenso all’ecocidio, l’oppressione e il patriarcato. Ci solleviamo per un mondo in cui il potere è condiviso e il cui obiettivo è rigenerare, riparare, rispettare e riconciliare. Ci ribelliamo per amore. La nostra visione si estende oltre la durata della nostra stessa vita, verso un orizzonte dedicato alle generazioni future e al ripristino dell’integrità del nostro pianeta.
    Insieme, la nostra ribellione è il dono di cui questo mondo ha bisogno. Siamo XR e tu sei noi.

  2. Incentriamo la nostra missione su ciò che è necessario
    Mobilitare il 3,5% della popolazione per ottenere un cambiamento di sistema - utilizzando idee come “organizzazione basata sullo slancio del momento” per raggiungere questo obiettivo.

    Il cambiamento necessario è enorme e tuttavia realizzabile, infatti gli studi di scienze sociali ci mostrano che nessun regime nel XX secolo è riuscito a contrastare una rivolta che ha avuto la partecipazione attiva di almeno il 3,5% della popolazione [Erica Chenoweth].
    In Italia, ciò significherebbe mobilitare circa 2 milioni di persone, al fine di realizzare un rapido cambiamento nella distribuzione della ricchezza e nelle strutture di potere, impedendo a una ricca élite di perpetuare un’ideologia che preservi solo i suoi interessi.
    Siamo consapevoli di trovarci nel mezzo di una grave crisi, la cui dimensione e tragicità può essere difficile da comprendere e da affrontare. Stiamo vivendo la “Sesta estinzione di massa” e non stiamo adottando misure adeguate a scongiurare le conseguenze più drammatiche del collasso climatico. Il mondo è attraversato da profonde disuguaglianze, poiché la ricchezza e il potere sono concentrati nella mani di una piccola minoranza. La crisi si manifesta anche minando la nostra salute mentale e fisica, e quella dei nostri figli, a causa di diverse forme di malnutrizione e di un ambiente sempre più tossico. Viviamo con la minaccia di pandemie e del fallimento degli antibiotici. Il nostro sistema finanziario è destinato a un’altra crisi, più grande della precedente. Tutte conseguenze di una cultura globale basata sulla conquista degli “altri”, sulla competizione, sull’oppressione e sul terrorismo.
    Siamo consapevoli che il nostro impegno potrebbe non essere sufficiente a “salvare il mondo” come lo conosciamo, piuttosto potrebbe servire a sviluppare la nostra resilienza e capacità di adattamento man mano che verranno superati “punti di non ritorno” e i sistemi che permettono la nostra vita su questo pianeta collasseranno uno dopo l’altro.
    La nostra sede è in Italia e noi amiamo profondamente questa parte del mondo. Siamo concentrati sul produrre cambiamenti significativi nel nostro Paese per costruire:

    • una democrazia funzionante, in cui le persone abbiano un reale potere decisionale. Ciò includerebbe la trasmissione del potere al livello più vicino alle persone e alle comunità, con strutture che facilitino il processo decisionale a livello locale, regionale, nazionale e internazionale (ove appropriato).
    • Un’economia progettata per massimizzare il benessere di tutte le persone e minimizzare i danni reciproci, verso i nostri simili e verso il nostro pianeta. Abbiamo bisogno di politiche e leggi che si prefiggano il raggiungimento di una maggiore uguaglianza, la produzione localizzata, la riduzione dei consumi, lo zero netto delle emissioni di carbonio e dei rifiuti.
    • Una cultura rigenerativa. Possiamo iniziare a farlo proprio ora! (vedi principio 3 e riferimenti in tutto il testo).

    Vogliamo concentrarci sui sintomi di questo sistema tossico, ma vogliamo anche cogliere l’opportunità per sottolineare che è necessario un cambiamento completo del sistema e quindi poniamo l’attenzione sui principali pilastri che mantengono in vigore l’attuale sistema neoliberale:

    • un settore finanziario liberalizzato basato sul debito e sugli interessi;
    • una democrazia di facciata, falsa e in decadenza;
    • un settore dei media al servizio degli interessi di pochi ricchi e potenti e delle multinazionali.
  3. Abbiamo bisogno di una cultura rigenerativa
    Vogliamo creare una cultura che sia sana, resiliente e adattabile.

    Una cultura rigenerativa è sana, resistente e adattabile; si prende cura del pianeta e si prende cura della vita, nella consapevolezza che questo è il modo più efficace per creare un futuro fiorente per tutta l’umanità. Cultura rigenerativa significa migliorare di anno in anno, facendo piccoli passi per guarire e progredire, a tutti i livelli, come individui e come comunità, anche ripristinando il suolo, l’acqua e l’aria da cui dipendiamo.
    Più che essere soltanto una rete di “attivisti”, cerchiamo di trovare e mettere in atto modi di essere e di fare che supportino un cambiamento positivo. Ciò può anche includere cerimonie, rituali, meditazioni e preghiere (in modi non dogmatici né istituzionalizzati) come esperienze per trovare ispirazione da ciò che è più grande di noi stessi. Dobbiamo ritrovare l’amore per noi stessi e riconnetterci con il nostro paese e la nostra gente, ma anche con i nostri vicini, con gli altri popoli, con gli altri animali e con il mondo naturale.
    Agire in un sistema di cultura rigenerativa significa volere e sapere prendersi cura:

    • cura di sé - dei nostri bisogni e del recupero personale da questo sistema tossico;
    • cura durante le azioni - prendersi cura l’uno dell’altro mentre intraprendiamo assieme azioni dirette di disobbedienza civile;
    • cura interpersonale - prendersi cura della relazione con gli altri, acquistando consapevolezza di come ci influenziamo a vicenda e facendoci carico della gestione consapevole del nostro contributo in ogni relazione;
    • cura della comunità - prendersi cura del nostro sviluppo come rete e comunità, rafforzando le nostre connessioni e lavorando sulla nostra adesione a questi principi e valori;
    • cura delle persone e del pianeta - prendersi cura delle comunità di cui facciamo parte, della natura e della Terra che ci sostiene tutti.
      Si tratta di relazioni che ci rendono completamente interdipendenti: le nostre relazioni con noi stessi e le nostre storie personali, le nostre relazioni con ciò contro cui lottiamo, le nostre relazioni con gli altri giorno per giorno e le nostre relazioni come gruppo. La cura di sé significa anche prendersi cura di sé stessi in situazione di stress, quando rispondiamo istintivamente con reazioni di attacco, di fuga o di congelamento (freezing).
  4. Lanciamo apertamente una sfida a noi stessi e a questo sistema tossico
    Lasciamo le nostre zone di comfort per agire per il cambiamento.

    Abbiamo il dovere di disobbedire a questo sistema che distrugge la vita sulla Terra ed è profondamente ingiusto. Studi di scienze sociali suggeriscono come la disobbedienza civile e l’azione diretta nonviolenta siano cruciali per il cambiamento (si vedano ad esempio le ricerche in CounterPower di Tim Gee e This is a Uprising di Engler & Engler). Alcuni di noi dunque sceglieranno di intraprendere apertamente azioni di disobbedienza civile, rischiando l’arresto e un processo. Tuttavia per appartenere a Extinction Rebellion non è né necessario né richiesto che tutti lo facciano, poiché per molti ci possono essere buoni motivi per non farlo (chiediamo a tutti di prendersi del tempo per riflettere sulla propria situazione, sulle proprie necessità e responsabilità, sulle proprie paure e motivazioni).
    È importante sottolineare che la cultura di Extinction Rebellion dovrebbe supportare tutti coloro che sono disposti a partecipare: ci sono anche molti ruoli di supporto che sono estremamente utili, visto che dobbiamo consentire ad almeno il 3,5% della popolazione di partecipare attivamente. Praticheremo una “cultura della sicurezza” che ci consentirà di pianificare le azioni senza che vengano intercettate prima che siano concluse. Tuttavia la nostra disobbedienza civile e le azioni dirette nonviolente da noi praticate avvengono alla luce del sole, gli organizzatori accettano i rischi che corrono e abbiamo pubblicato online diversi documenti che dichiarano che siamo “protettori di coscienza”, e spiegano perché riteniamo che le nostre azioni siano giustificate.

    Apprezziamo coloro che sono disposti a intraprendere azioni segrete per lottare per l’ambiente e la giustizia sociale, all’interno di altre impostazioni e movimenti. Tuttavia, per trasparenza e per la sicurezza di coloro che si organizzano all’interno di Extinction Rebellion, è importante chiarire che tutte le azioni intraprese in nome di Extinction Rebellion sono “pubbliche”, cioè sono intraprese alla luce del sole.

    Tuttavia, non si tratta solo di andare per le strade e di agire, dobbiamo anche curare tutti gli aspetti di cultura rigenerativa e prenderci tempo per riflettere sull’efficacia di ciò che stiamo facendo. Potremmo trovare stimolante concentrarci su alcuni aspetti di questo lavoro, tra cui la cura di sé e la cura reciproca. Talvolta infatti ci può essere una forte motivazione ad intraprendere un’azione dopo l’altra, ma questo può portare al burn-out per gli attivisti.

    Attribuiamo valore all’apportare cambiamenti al nostro stile di vita, come cambiare la nostra dieta, la meta delle nostre vacanze, gli stili di consumo e così via (tuttavia la responsabilità personale può essere sopravvalutata e si basa, in una certa misura, sul privilegio). Per tutte queste sfide chiediamo spazio, pazienza e disponibilità a provare cose nuove per verificare se ci aiutano a raggiungere i nostri obiettivi.

  5. Diamo valore alla riflessione e all’apprendimento
    Seguiamo un ciclo che prevede azione, riflessione, apprendimento e pianificazione di ulteriori azioni. Impariamo da altri movimenti e contesti così come dalle nostre esperienze.

    Non sappiamo come cambieranno le cose, quindi siamo disposti a sperimentare e imparare da ciò che facciamo. Attraverso continue domande, riflessioni e imparando da ciò che ha funzionato in altre situazioni, miglioreremo ciò che facciamo e non resteremo bloccati in comportamenti ripetitivi. Questo è un processo attivo e in continua evoluzione, che richiede tempo e stimoli affinché gli individui e i gruppi possano riflettere su cosa è andato bene e perché, e su cosa sarebbe meglio fare diversamente in futuro.

  6. Accogliamo tutti e ogni parte di ciascuno
    Lavoriamo attivamente per creare spazi più sicuri e accessibili.

    Come movimento ci impegniamo a lottare per il diritto alla vita e per la vita futura dei nostri figli e di tutte le creature viventi del pianeta. Riconosciamo che per cambiare il mondo, dobbiamo cambiare il modo in cui pensiamo e creare relazioni con coloro con cui lavoriamo e con cui ci alleiamo. Il mondo è attualmente definito da gerarchie di razza, classe, genere, sessualità, reddito, istruzione, aspetto, stato di immigrazione, (dis)abilità, età, ecc. Per quelli che si trovano sui gradini più bassi di queste gerarchie, gran parte del mondo non è uno “spazio sicuro”. Per creare spazi più sicuri dobbiamo lavorare attivamente alla comprensione del funzionamento di queste gerarchie, per poterle sfidare e costruire una realtà inclusiva, rendendo i nostri spazi più accessibili. Pertanto, affinché il nostro movimento sia sicuro per tutti, deve esserlo innanzitutto per i più emarginati e oppressi.

    Vogliamo creare spazi più sicuri per supportare l’inclusione di tutti. Il nostro obiettivo è che ogni individuo sia accolto indipendentemente dalle caratteristiche specifiche e dalle gerarchie attualmente presenti nella società. Ogni individuo nel movimento è responsabile della creazione e del mantenimento di spazi più sicuri, compassionevoli e accoglienti. Le nuove persone nel movimento devono essere accolte esplicitamente dagli altri membri: un semplice punto di partenza è l’adesione a questi principi fondamentali.

    La violenza fisica o l’incitamento alla violenza nei confronti degli altri non sono accettati. Non sono accettati, né fisicamente né on-line, sia durante un’azione che in altre situazioni, il comportamento discriminatorio, il linguaggio o il comportamento che esibiscono il razzismo, il sessismo, l’antisemitismo, l’islamofobia, l’omofobia, il pregiudizio rispetto alla disabilità (abilismo), la discriminazione di classe, il pregiudizio rispetto all’età (ageismo), il linguaggio di odio (hate speech) e tutte le altre forme di oppressione e discriminazione, incluso il linguaggio offensivo nei confronti degli altri.

    Riconosciamo anche che siamo esseri complessi ed esibiamo molte parti diverse di noi stessi in tempi diversi e in circostanze diverse. Ad esempio, a volte potremmo essere premurosi, altre volte giudicanti e altre volte negligentemente reattivi. Alcune di quelle parti sono parti di noi che siamo felici di avere, e altre sono parti con cui stiamo lottando, o della cui esistenza non siamo nemmeno consapevoli fino a quando non si sono rivelate. Con questa conoscenza, ci avviciniamo l’un l’altro da un luogo di compassione e ci incoraggiamo a vicenda ad aumentare la nostra consapevolezza di noi stessi.

  7. Cerchiamo attivamente di ridurre gli effetti del potere
    Abbattiamo le gerarchie del potere per una partecipazione più equa.

    Il terreno su cui è costruita la nostra rete è nelle relazioni tra i suoi partecipanti. Lavoreremo ogni giorno per costruire fiducia, rispetto e reciprocità tra tutti noi. Partiamo dal presupposto che tutti i membri abbiano buone intenzioni e reagiranno alle mancanze di rispetto. Utilizziamo tecniche di risoluzione dei conflitti per affrontare le tensioni in un modo sano, che ci consenta di crescere come movimento. Fondiamo il nostro lavoro sul dialogo, sulla guarigione, sulla trasformazione collettiva e sulla giustizia. Non tolleriamo l’umiliazione reciproca o il bullismo in qualsiasi forma. Dobbiamo quindi essere onesti e chiari con noi stessi e con gli altri: tutti abbiamo pregiudizi, e questi devono essere riconosciuti e visti piuttosto che alimentati. È responsabilità di tutti cambiare abitudini e comportamenti distruttivi.
    Riconosciamo che il nostro mondo così com’è attualmente è strutturato da varie gerarchie che si intersecano a partire da classe, razza, genere, sessualità, (dis)abilità, età, reddito, provenienza e così via. In quanto tale, l’esperienza di ogni persona è modellata dalla sua posizione all’interno di queste varie gerarchie sociali. Per fare un esempio: essendo una donna di colore si sperimentano diverse forme di oppressione rispetto ad una donna bianca.
    Mentre miriamo a vivere in un mondo in cui queste gerarchie non esistano più, non possiamo semplicemente far finta che all’interno di Extinction Rebellion esse non esistano. Per questo motivo miriamo a mettere al centro le voci che normalmente sono più emarginate e oppresse, lasciando loro spazio di parola, valutando il loro punto di vista sul mondo e incoraggiandole ad assumere posizioni di leadership / coordinamento. Non si tratta di fare a gara a “chi è il più oppresso”, si tratta di fare consapevolmente spazio alle persone che devono combattere di più per essere ascoltate, riconosciute e rispettate.
    In termini pratici ciò significa:

    • bilanciare l’assunzione di ruoli di coordinamento da parte di membri di gruppi emarginati o oppressi.
    • includere nella nostra comunicazione questioni e voci che vengono normalmente ignorate (ad esempio il collegamento tra i cambiamenti climatici e i centri di detenzione in cui vengono imprigionati i migranti). Tuttavia, siamo consapevoli di non poter parlare per conto di qualcun altro.
    • garantire l’accessibilità (in termini di assistenza all’infanzia, accesso per sedie a rotelle, sottotitoli e dove possibile lingua dei segni, attenzione a non parlare usando gergo tecnico…), sia per le riunioni che per le azioni.
    • riconoscere che comportamenti oppressivi sono socialmente radicati in noi e alle persone privilegiate viene chiesto di impegnarsi a mettere in discussione i loro privilegi e ad essere aperte alle sfide.
    • rinnovare frequentemente le posizioni di responsabilità e coordinamento in modo che il potere non si radichi.
    • incorporare la pratica anti-oppressiva nei nostri materiali di formazione.
    • fare il lavoro necessario per stringere autentiche alleanze con i movimenti di base delle persone più emarginate o oppresse.
    • riconoscere che a volte le persone commettono errori, danno giudizi errati e fanno passi falsi e cercare di evitare un’esposizione umiliante nei confronti del singolo quando è chiaro che un problema deve essere sollevato e affrontato.

    La necessità di avere un database, dei social media e un sito Web e il dover gestire la raccolta di fondi per riunioni ecc., implica inevitabilmente la centralizzazione di un certo potere. Per mitigare eventuali problemi di potere che possono sorgere abbiamo un Comitato di Sostegno, il cui ruolo è trasparente e in cui le persone entrano ed escono in modo chiaro e strutturato.
    È importante che ogni attivista rifletta su queste domande: se svolgi sempre un ruolo, puoi formare qualcun altro a farlo? Se qualcun altro sta assumendo la leadership in un ruolo, puoi imparare da lui/lei in modo da poterlo/a sostituire? Puoi sfidare te stesso ad assumere un ruolo più diretto anche se questo è qualcosa che non ti viene spontaneo fare? Ti prendi del tempo per ragionare su potere e privilegi? Hai una comprensione di come il potere e il privilegio che detieni hanno un effetto sulle altre persone e sul movimento di cui fai parte?

  8. Evitiamo di biasimare e incolpare
    Viviamo in un sistema tossico, ma nessun singolo individuo è da condannare.

    Incolpare e biasimare, nel lungo termine, non porta a nulla. Mentre una specifica campagna può cercare di evidenziare il ruolo dannoso svolto da un’istituzione, compresi gli individui che servono tale istituzione, il nostro punto di partenza è che viviamo in un sistema tossico che ha danneggiato tutti.

    Sappiamo quali sono i comportamenti dannosi, sfruttatori o offensivi e non li tolleriamo, tuttavia non indeboliamo il nostro amore o la nostra forza incolpando e biasimando. Anche nelle nostre dinamiche interpersonali e di gruppo, nonché nella nostra relazione con noi stessi, prestiamo attenzione a questo principio.

    Abbracciamo il cambiamento che crea unità nella diversità; dobbiamo stabilire relazioni corrette tra di noi e affrontare con consapevolezza le strutture che ci dividono, evitando trappole che provengono da giochi che possiamo inavvertitamente giocare. Accettiamo che le emozioni a volte debbano essere espresse, che possa essere necessario un momento di sfogo. Ascoltiamo e condividiamo le emozioni, per tornare a una base di amore, rispetto e convivialità. Dobbiamo essere compassionevoli quando vengono commessi errori, perché gli errori sono opportunità di apprendimento. Cerchiamo modi per connetterci e comprenderci, come la pratica dell’ascolto attivo: ascoltarsi vicendevolmente, a un livello profondo, è uno strumento potente. In particolare, dobbiamo ascoltare quelli di noi che provengono da gruppi le cui voci tendono a essere messe a tacere.

  9. Siamo una rete nonviolenta
    Utilizziamo strategie e tattiche non violente in quanto reputiamo siano il modo più efficace per apportare un cambiamento.

    La nonviolenza mantiene vivo il nostro movimento. Usiamo la nonviolenza per mettere in luce i veri autori della violenza sistemica che le persone subiscono quotidianamente in tutto il mondo. La nostra strategia è quella di far luce sull’ingiustizia che troppi soffrono ogni giorno. Proviamo dolore per gli abusi della polizia e di altri e continueremo a esporre la loro violenza attraverso la nostra disciplina. La nonviolenza si è dimostrata inequivocabilmente uno strumento efficace nelle mobilitazioni di massa (vedi il lavoro di Gene Sharp ed Erica Chenoweth) e quindi rappresenta una pietra angolare del nostro movimento.

    Allo stesso tempo riconosciamo che molte persone e movimenti nel mondo affrontano la morte, torture, sfollamenti e abusi. Non condanneremo coloro che difendono giustamente le loro famiglie e comunità attraverso l’uso della forza, soprattutto perché dobbiamo anche riconoscere che spesso è il nostro privilegio che ci consente di agire come agiamo. Siamo solidali con coloro che non hanno tale privilegio e quindi devono proteggersi con mezzi violenti; questo non significa che giustifichiamo la violenza, solo che possiamo comprendere che in certi casi estremi si ricorra a un uso della forza. Inoltre, non condanniamo altri movimenti sociali e ambientali che scelgono di danneggiare la proprietà privata per proteggere sé stessi e la natura, ad esempio disabilitando una piattaforma di fracking o mettendo fuori servizio un centro di detenzione. I membri del nostro movimento, tuttavia, non agiranno in nome di Extinction Rebellion danneggiando la proprietà altrui, a causa dei rischi che correrebbero gli altri manifestanti, per associazione.

  10. Ci basiamo su autonomia e decentralizzazione
    Creiamo collettivamente le strutture di cui abbiamo bisogno per sfidare il potere.

    Sappiamo che non possiamo rivolgerci soltanto al governo per risolvere i problemi del mondo. I governi tendono a concentrare potere e ricchezza nelle mani di pochi privilegiati e spesso non hanno a cuore gli interessi della maggioranza delle persone e del mondo naturale. C omprendiamo che dobbiamo auto-organizzarci per soddisfare i nostri bisogni, lavorare per distribuire il potere e demolire i pilastri del potere che governano le nostre vite. Vogliamo creare l’accesso alle risorse di cui abbiamo bisogno, come strutture democratiche che assicurino a tutti di poter contribuire ai processi decisionali; informazioni non influenzate dagli interessi dei ricchi e dei potenti; assistenza sanitaria dignitosa, istruzione, assistenza sociale e abitazioni, produzione di energia pulita e una legislazione che consenta di prevenire l’ecocidio.

    Qualsiasi persona o gruppo può organizzarsi autonomamente attorno alle questioni ritenute più urgenti e agire nel nome e nello spirito di Extinction Rebellion, a condizione che l’azione si adatti ai principi e ai valori di Extinction Rebellion. In questo modo, il potere è decentralizzato, il che significa che non è necessario chiedere il permesso a un gruppo centrale o autorità. Promuoviamo anche la presa di decisioni secondo i principi di “olocrazia”:

    • si può concordare in un gruppo che una o due persone svolgano un compito specifico per il gruppo; queste persone hanno quindi il potere di svolgere il compito come ritengono più opportuno;
    • gli incaricati possono chiedere consigli e feedback alle altre persone del gruppo, ma non hanno bisogno dell’autorizzazione di nessuno per completare il compito;
    • essi sono pienamente responsabili dei risultati e dovrebbero riflettere su di essi e su come migliorare in futuro. Se qualcosa va storto dovrebbero aiutare a rimediare.

    Allo stesso tempo, come rete, Extinction Rebellion si auto-organizza per provvedere ai bisogni delle persone che vi partecipano, lavorando per fornire formazione in azioni strategiche per il cambiamento, educando noi stessi e gli altri su questioni relative al potere, al privilegio, a come creare una migliore accessibilità, prendersi cura dei nostri bisogni emotivi e trovare il tempo per costruire uno spirito di gruppo e per il divertimento.

Cari cittadini e cittadine d’Italia, del mondo,

Ci rivolgiamo a voi poiché siamo tutti abitanti dello stesso meraviglioso pianeta, l’unico che abbiamo a disposizione. Questo decennio abbiamo assistito increduli, sofferenti e impotenti al susseguirsi di catastrofi improvvise e imprevedibili, del superamento dei record di temperatura e delle emissioni. Li abbiamo osservati dalla nostra quotidianità, imbottigliati nel traffico, occupati al lavoro, stanchi, a volte soli, da voci che ci fanno sentire questo trauma da lontano, inarrivabile, inaffrontabile, non di nostra competenza.  Le nostre abitudini ci portano a vivere nell’immediato presente,  cancellando, giorno per giorno, l’ovvietà che tutti conosciamo: che in un mondo di risorse limitate, la crescita illimitata, la frenesia del consumare, l’unica soluzione che viene proposta, non è una soluzione nè una strada per la felicità, ma ciò che ci trascina verso una realtà sempre più drammatica e complessa, verso la sesta estinzione di massa, la prima nella storia a verificarsi con una tale velocità.  Senza una risposta altrettanto immediata saremo inermi spettatori del collasso degli ecosistemi, e con essi tutto ciò che questi ci forniscono: il supporto alla vita, il nostro nutrimento, la nostra aria. 

Stiamo già assistendo ad una tropicalizzazione del clima che modifica non solo la temperatura ma è anche causa di piogge improvvise, della potenza distruttiva delle tempeste, che favorisce gli incendi, la siccità, l’avanzare dei deserti nel Meridione, l’innalzamento, il riscaldamento e l’acidificazione di mari e oceani, con la probabile conseguenza che ciò che ora diamo per scontato diventerà un lusso per pochi privilegiati.

Vi chiediamo di riflettere un momento: chi sarà a pagare per tutto questo, chi lo vivrà sulla propria pelle? Già oggi respiriamo un’aria talmente tossica da infrangere le nostre stesse leggi. Chi avrà i mezzi di salvarsi, e chi no?

L’eguaglianza sociale si basa sulla stabilità climatica ed ecologica: ben prima di arrivare al collasso ci ritroveremmo nelle condizioni ideali per nuovi totalitarismi, nuovi soprusi. Lasceremo alle generazioni future non una terra florida, ma un campo minato da incertezze, difficoltà e disastri. Ad innescare questi processi sarà l’aumento delle temperature medie e dei livelli di CO2, un aumento che non ha precedenti storici. 

Il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (o IPCC) è arrivato a dimostrare con certezza non solo che il cambiamento è già in atto, ma anche che è antropogenico: la causa sono le azioni umane.

L’Emergenza, dichiarata dal Parlamento Europeo, da diversi Comuni italiani, dello Stato Italiano, l’Accordo di Parigi non sembrano che un debole fantasma: Pagine e pagine insufficienti o inconcludenti nella legiferazione e nei fatti. Mendaci, sordi, decade dopo decade, agli allarmi degli scienziati.   La politica rappresentativa, impegnata a fare gli interessi di pochi, perde di vista i diritti universali. Se lo Stato non ascolta la scienza che esso stesso promuove, se non è garante del nostro benessere, se non agisce in linea con la Costituzione Italiana per proteggere il diritto alla salute, al lavoro, alla tutela del nostro patrimonio ambientale, allora il contratto sociale tra esso e il cittadino è da ritenersi nullo, invalido. Ribellarsi non è solo giusto, ma necessario.

Ma siamo ancora in tempo per evitare che tutto questo accada in modo così estremo e violento, siamo ancora in tempo per attenuare i danni, e per fare questo dobbiamo ribellarci ora e insieme. Esigiamo che i governi affrontino chiaramente la situazione in cui ci troviamo, informando il pubblico di modo che rispetti la gravità dei fatti, ma soprattutto agendo di conseguenza alle dichiarazioni di emergenza climatica ed ecologica, che non rimangano una formalità, cambiando tutte le leggi e decisioni politiche che non vanno verso la risoluzione di questa crisi. 

Entrando negli anni Venti senza una componente legislativa che ci vincoli a rispettare l’Accordo di Parigi, il cambiamento è ancora immaginario. Si parla di Antropocene, Capitalocene, di perdita di biodiversità irrimediabile, ma quanto siamo consapevoli? Ci ritroviamo con un Green New Deal italiano fatto di sostituzioni da prestigiatore, come se un miracolo tecnologico potesse salvarci, come se bastasse assegnare titoli virtuosi a comuni e capoluoghi, senza cambiare di paradigma. Come se, ancora una volta, non ci fosse limite alle risorse, come se non debbano esistere mai limiti alla crescita, come se bastasse sempre e solo una manciata di incentivi per sistemare tutto. 

Ed è per questo che noi, oggi, stracciamo il nostro contratto sociale con lo Stato Italiano: vogliamo vivere non sopravvivere, vogliamo un futuro migliore per le prossime generazioni grazie alle scelte di oggi. Ci ribelliamo a questo sistema tossico basato sulla logica del profitto e sulle disuguaglianze, che non rinnega un passato colonialista, anzi lo estende. Ci ribelliamo per avere una giustizia sociale che garantisca una società più inclusiva e resiliente. Al tempo stesso lanciamo una sfida a noi stessi, uscendo dalle zone di comfort che sono le modalità intrinseche di giudicare, criticare e biasimare.

Abbiamo il diritto (ed il dovere) di ribellarci per ottenere un cambiamento sistemico tramite la disobbedienza civile nonviolenta. Ci ribelliamo con amore per questa terra, per gli esseri viventi che la popolano. Ci ribelliamo per la vita.  Chiediamo con fermezza di essere ascoltati, di moderare le divergenze e unirci in un unico grande scopo per ricercare soluzioni ragionate, creando un’assemblea nazionale di cittadini che si confronti per avviare il processo. Assieme a tutti voi vogliamo vivere il cambiamento e non immaginarcelo! Vogliamo salvaguardare questo pianeta, non essere complici di una cieca logica estrattivista! Ci ribelliamo per difendere ciò che amiamo, per proteggere la vita, per permetterci di sognare un futuro.

Non c’è più tempo: ci ribelliamo per avere ancora una scelta.