15 Nov 2025 - Extinction Rebellion Italia
Press
Torino, 15/11/2025 - Extinction Rebellion ha srotolato un grande striscione dal tetto di Porta Susa con scritto “COP2025: 1.5°C di ritardo”. Nei giorni della COP30, che si svolge a Belem in Amazzonia, il movimento denuncia il ritardo dei governi in tema di politiche climatiche internazionali, che porteranno il pianeta a un aumento della temperatura di 2,6°C. proprio mentre a Belem
Questa mattina, dopo essersi arrampicate con imbraghi e caschetti sul tetto della stazione di Porta Susa, alcune persone di Extinction Rebellion hanno calato sulla facciata di vetro sopra l’ingresso principale un grande striscione con lo slogan: ”COP2025: 1.5°C DI RITARDO”. Sul marciapiede antistante, diverse persone si sono radunate in presidio per parlare con i passanti, mentre tra loro si aggirava una persona travestita da Bianconiglio, che nervosamente guardava il suo orologio e borbottava “È tardi”. Un modo ironico per enfatizzare l’urgenza di politiche climatiche più incisive, proprio nei giorni in cui a Belem, la capitale dell’Amazzonia, si svolge la COP30, il vertice annuale sul clima. Qui i rappresentanti dei governi hanno presentato gli impegni di ogni nazione per mantenere l’aumento della temperatura sotto gli 1,5°C, una soglia che molti scienziati ritengono ormai impossibile da rispettare. Nonostante le promesse, infatti, i nuovi piani di taglio delle emissioni porteranno il pianeta a un catastrofico aumento della temperatura di 2,6°C.
“La temperatura media lo scorso anno è stata di 1,55 °C: un evidente fallimento di tutte le politiche climatiche di questi anni” afferma Ivan “Le conferenze mondiali sono state trasformate da incontro della diplomazia mondiale in fiere commerciali tenute in petrostati tra i paesi più autoritari: l’Egitto, gli Emirati Arabi, l’Azerbajian. Migliaia di lobbisti, partecipano infatti ogni anno per difendere i loro profitti, impedendo che qualsiasi reale progresso venga fatto sulla strada della decarbonizzazione e della protezione del clima”. La partecipazione dell’industria del fossile ai summit internazionali è andata infatti costantemente aumentando e a Belem quest’anno sono presenti oltre 1.600 lobbisti, un numero che supera quello di qualsiasi delegazione nazionale, esclusa quella brasiliana. Parallelamente il coinvolgimento di alcune delegazioni nazionali si è affievolito, ad esempio quello della delegazione italiana. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non sarà presente a Belem. “Un disimpegno che riflette la posizione dell’Italia sulle politiche di decarbonizzazione: antiscientifica e ideologica” continua Ivan. In Europa, infatti, il Bel Paese ha ostacolato l’avanzamento delle principali politiche europee per contrastare la crisi ecoclimatica: dalla riduzione delle emissioni al 2040, agli standard sulle auto elettriche, fino ai piani di decarbonizzazione industriale. Più recentemente, il governo ha inoltre dato il via libera a nuove trivellazioni in tutta Italia, con 34 nuove licenze per ricerca di petrolio e gas.
La drammaticità della situazione è stata sottolineata in questi giorni anche da Antonio Guterres, il segretario generale dell’ONU, che in un’intervista rilasciata pochi giorni fa ha dichiarato che abbiamo fallito e il superamento degli 1,5°C è ormai inevitabile nei prossimi anni”.Nel solo 2025, in Europa, sono morte 16.500 persone per ondate di calore, e in tutto il mondo migliaia hanno perso la vita in eventi climatici estremi causati dall’aumento delle temperatura globale: più di 400 morti riconducibili agli incendi di Los Angeles dello scorso gennaio, oltre 200 morti nell’inondazione di Valencia dell’ottobre 2024, le isole di Jamaica e Cuba distrutte dal tornado Melissa solo pochi giorni fa.
“Politiche del tutto ideologiche e antiscientifiche che si osservano anche a livello locale” aggiunge Irene di Extinction Rebellion. “La Regione, ad esempio, continua ad investire in settori altamente energivori e ed estremamente impattanti sul territorio, come grandi opere e piste da sci”. Per il 2025, la Regione Piemonte ha infatti stanziato 70 milioni di euro per potenziare impianti di innevamento artificiale, che richiedono grandi quantità di energia e di acqua, prelevata da bacini per l’innevamento artificiale - ben 23 in Piemonte - e compensare la carenza di neve naturale. Questo nonostante in Piemonte siano 76 gli impianti sciistici dismessi, perché posti a quote dove ormai non nevica più.
“Gli impatti della crisi sono sempre più intensi e chi oggi è al governo, in Italia come in Piemonte, ci sta letteralmente conducendo al collasso” *- dichiara Elsa - “Siamo in emergenza, non c’è più tempo per le favole del governo: è il momento di adesso, è già tardi”*.
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